Le condizioni attuali in cui vertono le nostre acque.

Qualche domanda in merito all’attuale condizione acque e neve con Fabiano Monti, nivologo per la stazione di Livigno e referente del progetto freeride.

Vi sarete accorti che l’Adda si sta presentando in condizioni anomale?
Del resto, l’acqua nella quale peschiamo, arriva dalle nostre montagne. E se le acque si presentano in modo strano, è in alta montagna spesso che si trovano spiegazioni.

L’autunno passato, dopo periodi di lunga siccità, si è riversata al suolo un quantitativo di pioggia eccessiva, causando la lunga piena dell’Adda e della Mera di ottobre e novembre.  Sempre a ottobre, lo sbalzo termico successivo alle piogge, ha portato il primo strato di neve in quota depositandosi sul terreno ancora umido, non dando la possibilità di congelamento di quest’ultimo, bensì isolandolo dal medesimo. Fondamentalmente si è passati dall’autunno classico al pieno inverno, improvvisamente, senza permettere alla natura di prepararsi. Così facendo il terreno non si è ghiacciato per nulla. 

Gennaio e febbraio non hanno registrato grandi freddi, gennaio 2024 è stato infatti il mese più caldo degli ultimi anni, con quasi 1°C superiore alla media – già alta – del decennio precedente. ( https://climate.copernicus.eu/copernicus-2024-world-experienced-warmest-january-record )

Con temperature eccezionali registrate, il terreno non ha fatto in tempo a gelare, e con la neve arrivata si è sigillato il tutto. A nord delle Alpi, dove si sono registrate precipitazioni nevose più abbondanti rispetto al versante sud (che interessa noi), già durante l’inverno si sono riscontrati problemi di distaccamenti con valanghe da fondo, tipiche del periodo primaverile. Dopo il caldo atipico di gennaio e febbraio, le nevicate abbondanti, fuori media di marzo e aprile, si sono poi depositate sullo strato nevoso iniziale purtroppo poggiato su un terreno non ghiacciato e ancora bagnato.

Questo cosa significa?

Le frane autunnali che abbiamo visto, si sono verificate per abbondanza spropositata di acqua dopo lunghi periodi di siccità, ma l’acqua non ha fatto in tempo a defluire prima dell’inverno, e in merito a questo Fabiano Monti precisa: “I vari strati di neve arrivati in quota durante l’inverno (ancora la scorsa settimana ci sono state nevicate sopra i 2200m), hanno fatto sì che non si potesse rigelare il terreno sottostante neanche nelle ricadute di freddo. C’è da considerare che in una stagione normale lo strato di terreno ghiacciato – ad una quota di 2000m – comporterebbe il primo metro-metro e mezzo di superficie, permettendo alla neve di legarsi al terreno e al terreno stesso di trattenere acqua. Invece è tutto l’inverno che il terreno umido è li, come in autunno, continuando lentamente far defluire a valle l’acqua rimasta. L’inverno appena trascorso ha fatto rilevare valori fuori media nelle portate d’acqua nei vari corsi. Il caldo verificatosi delle scorse settimane, con zero termico a 4000-4200m è stato molto inconsueto; anche fosse stata estate. Con il picco di scioglimento della neve, il terreno umido e l’acqua che defluisce a valle, è automatico che si verifichi una saturazione del deflusso in tutto il reticolo idrografico e si manifestino distacchi. ” 

Oltre al deflusso abbondante, si sono indeboliti ulteriormente i versanti alpini, già instabili a causa del terreno ancora umido e il distaccamento manifestatosi allo Scerscen, causando la frana in val Roseg, ne è la dimostrazione. Le notizie riportano di oltre 1 milione di metri cubi di detriti scesi a valle, per 5km. E siamo solo ad aprile.

Immagine della Val Roseg e del distacco dal Monte Scerscen
Dettaglio del distaccamento, 5km di lunghezza e 1 milione di metri cubi di detriti stimati

Lo sbalzo termico dell’ultima settimana, con condizioni quasi estive, non ha fatto altro che favorire lo scioglimento, facendo muovere non solo gli strati superficiali – come spesso accade in primavera, bensì tutti gli strati accumulatisi durante l’intero inverno. 

Emanuele Tizzoni, guida alpina, riporta la sua esperienza “la scorsa settimana si è assistito a scioglimenti anche di 15cm di neve al giorno sopra i 2500m. E le finestre di condizioni ottimali per le gite alpinistiche primaverili si sono ridotte. Da qualche ora di condizione ottimale, si è passati a circa 20-30 minuti. Chiusa la finestra, i pendii diventavano impraticabili”

Marco Confortola, alpinista e guida alpina, ci segnala “le valanghe in Val Cerena e Lusseda – in alta Valfurva, sono valanghe di fondo tipicamente del periodo fine maggio-primi di giugno. Invece nei giorni scorsi si erano già staccate. C’è un netto anticipo sulla primavera ”.

Marco Confortola ai piedi del Ghiacciaio dei Forni - Valfurva, immagine di repertorio

L’effetto che ne consegue,  per quanto riguarda noi interessati alla pesca, sono frane e smottamenti, alcune già manifestate in autunno, che si sono riversate nei corsi d’acqua.

In alcuni casi gli stessi corsi d’acqua hanno già spazzato le zone di contatto, ma all’ulteriore scioglimento e conseguente aumento di portata dei fiumi, il sedimento che entra in contatto con i deflussi, partecipa a sporcare nuovamente le correnti.  Questo effetto non riguarda solo l’Adda, ma anche i relativi laterali.

Oltre a queste manifestazioni straordinarie, c’è anche da considerare che il Lago di Poschiavo è in fase di smaltimento naturale dal troppopieno di Miralago, con conseguente emissario – il torrente Poschiavino –  in piena ormai da giorni.

C’è da sperare che il ritorno a temperature più basse, più primaverili, e conseguente rallentamento dello scioglimento in quota, possano mitigare questi fenomeni e permettere al fiume di tornare ad un comportamento e colore più naturale.

Una buona notizia però sembra esserci, e sempre Monti interviene in merito:“l’abbassamento delle temperature con un ritorno all’inverno rallenterà sicuramente lo scioglimento superficiale, portando le condizioni ad una situazione più normale, ma c’è da considerare comunque lo stato nel quale verte il terreno da questo autunno”.

Anche tornasse prepotentemente il freddo, rallentando lo scioglimento in quota, dove c’è ancora tanta neve, c’è da considerare ancora un piccolo dettaglio.
Le due precipitazioni miste a sabbia del deserto, in particolare la prima, hanno depositato in quota neve mista sabbia. Al momento dell’affioramento dello strato di sabbia non farebbe altro che accelerare ulteriormente lo scioglimento. 

C’è davvero solo da sperare tutto nel freddo.

Se volete approfondire il discorso valanghe, consultate la sezione dedicata sul sito di Livigno, curata da Fabiano Monti link https://www.livigno.eu/bollettino-valanghe